25 aprile con la resistenza palestinese
25 aprile con la resistenza palestinese

L'ormai incontrollabile espansione ed intensificazione dei conflitti bellici in atto nel panorama internazionale, la dilagante crisi degli attuali rapporti sociali e la crescente risposta repressiva delle istituzioni politiche liberali nei confronti dei movimenti di lotta e contestazione, ci impongono di superare la semplice commemorazione del passato e di riuscire ad avvalerci della storia per affrontare le contraddizioni del presente. Questa coscienza comporta la necessità di fondare la nostra partecipazione alla data del 25 aprile sulla rivitalizzazione del ruolo che la resistenza partigiana ha assunto nella liberazione, riconoscendolo come parte di un processo storico rivoluzionario che ha contrastato nei fatti il carattere imperialista e coloniale delle forze nazifasciste. La scelta di rimettere la resistenza al centro dell’Anniversario della Liberazione trova infatti le sue legittime motivazioni nella ripresa dell'emancipazione dei popoli e degli oppressi come principio che lega indissolubilmente le odierne lotte partigiane che stanno affrontando la miseria e le morti prodotte dal colonialismo, all'azione che ha combattuto l'occupazione in Italia.

In un contesto in cui lo sfruttamento dei paesi soggiogati dall'imperialismo e il ricorso alla guerra si dimostra sempre di più come un fenomeno razionale determinato dalla necessità dei paesi capitalisti di estendere competitivamente il loro controllo, contrastare le scelte e le forze politiche che sanciscono questi meccanismi attraverso un'ipotesi rivoluzionaria è l'unica strada per perseguire la volontà di pace e giustizia sociale che ha guidato la resistenza italiana. La presa di posizione contro l'oppressione dei popoli non è dunque una formula astratta, ma la più concreta decisione di organizzarsi per sostenere con ogni mezzo chi decide di sottrarsi allo sfruttamento. Il popolo palestinese che, privato delle proprie terre, dell'accesso alle risorse e costretto alla segregazione, mai ha smesso di credere nel riscatto, rappresenta un importante esempio di lotta partigiana. Sostenere la resistenza che da 75 anni prosegue contro l'occupazione sionista supportata dai paesi NATO, mossi dall'esigenza sistemica di perpetrare politiche egemoniche sul Medio Oriente, è infatti un dovere politico al quale non ci si può sottrarre. Noi riteniamo che chiunque si riconosca nell'eredità lasciata dalla lotta per la liberazione debba rifiutare la guerra imperialista in quanto strumento di oppressione e sfruttamento e schierarsi in contrasto con il governo italiano e tutti quei partiti, tra cui il Partito Democratico, che da decenni si avvalgono di questa data per portare avanti una narrazione copertina di uno Stato libero, cercando di nascondere le politiche imperialiste di cui sono complici, e strumentalizzando quindi, ancora una volta, la lotta portata avanti da chi sosteneva istanze di effettiva liberazione.

Questa pratica di privazione del suo vero significato al 25 aprile è strettamente funzionale agli interessi del centrosinistra, che, sotto lo slogan dell’antifascismo istituzionale, si contrappone al governo attuale solo in maniera formale, pur condividendone pienamente tutte le politiche economiche, sociali e internazionali. Se anche quest'anno il corteo verrà guidato da tali elementi, più che mai le categorie oppresse si ritroveranno estranee in un ambiente che dovrebbe celebrare le loro stesse lotte: non possiamo permettere che accada. Non possiamo permettere che ancora una volta questa giornata sia costellata di bandiere di Israele e della NATO, ormai normalizzate al suo interno: è un affronto troppo audace nei confronti di chi sta portando avanti oggi una vera Resistenza.

A testa alta denunciamo quindi la responsabilità politica di chi vuole strumentalizzare questa giornata per promuovere messaggi guerrafondai, equiparare l’antisemitismo alla strenua opposizione alle politiche criminali e genocide di Israele, e affiancare la lotta partigiana ai soli schieramenti militari utili al disegno criminale imperialista e capitalista, come quelli in Ucraina.

Se dunque l'ANPI vuole davvero soddisfare il compito storico che dice di portare, deve avere la forza morale di schierarsi a fianco di tutti gli oppressi nella loro ricerca di libertà per poter esprimere il proprio diritto all’autodeterminazione: un popolo occupato non può dedicarsi alla propria costruzione e al proprio sviluppo. Lottare per la propria sopravvivenza è tutto ciò che gli rimane. Finché c'è occupazione, qualsiasi altro dibattito è sterile.

Lanciamo un appello sincero ad ANPI, a tutti i compagni, a tutti coloro che si riconoscono negli ideali profondi del 25 aprile, di non abbandonare la piazza in mano ai complici di guerra e genocidio: prendete le distanze dalla propaganda filo-imperialista e filo-sionista.

Noi oggi, e il 25 aprile in piazza, chiediamo a tutti coloro che davvero comprendono il significato della parola resistenza di stare al fianco del popolo palestinese e di trovarsi con noi in piazza Duomo alle 13:30 con bandiere, kufiyye e tutti i simboli palestinesi possibili per ribadire a tutti che il 25 aprile non può essere una mera sfilata, ma la giornata degli oppressi contro gli oppressori. Inoltre, uno Stato, quale è quello italiano, che si professa portavoce dei valori della Resistenza non può processare la resistenza stessa: chiediamo quindi la scarcerazione e la liberazione dei compagni Anan, Ali, Mansour e Luigi!

Giovani Palestinesi d'Italia - GPI

Unione Democratica Arabo Palestinese - UDAP

ADL Cobas

Cambiare Rotta - Organizzazione giovanile comunista

Camera del Non Lavoro

Centro Occupato Autogestito Transiti 28

LUMe Autogestito

Marciona

Opposizione Studentesca d'Alternativa

Panetteria occupata

Partito dei CARC

Potere al Popolo - Milano

Rete dei comunisti - Milano

Struttura Organizzata Futura

6 mesi fa
Piazza Duomo
piazza Duomo, Milano
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