Proiezione di “Sarura”.
Sarà presente il regista Nicola Zambelli.
- Cena popolare dalle 20:00
- Presentazione e dibattito alle 20:45
- Proiezione alle 21:45
Alle porte del deserto del Negev, un gruppo di giovani palestinesi lotta contro l’occupazione militare israeliana. “Youth of Sumud” - i giovani della perseveranza - cercano di restituire alla propria gente le terre sottratte alle loro famiglie, ristrutturando l’antico villaggio di grotte di Sarura. Affrontano l'aggressione con azioni nonviolente, difendendosi dai fucili con le proprie videocamere; si oppongono alla desolazione e alla morte con la speranza e la vita. Dieci anni dopo il loro primo documentario sulla lotta nonviolenta in Cisgiordania, i registi tornano nel villaggio di At-Tuwani per raccontare come siano cresciuti nel frattempo i bambini ritratti nel film, utilizzando materiale d'archivio di più di 15 anni.
Sarura è un villaggio situato nella parte Sud della West Bank, sotto controllo civile e militare israeliano (Area C); si trova tra la città di Hebron ed il Deserto del Negev, vicino alle colonie israeliane di Ma’on e Avigayil.
Gli abitanti di Sarura vivevano di un’economia di sostentamento, grazie all’allevamento di animali e alla coltivazione di alberi di ulivo. Alla fine degli anni ‘90, il villaggio venne completamente abbandonato a seguito dei continui attacchi da parte dei coloni degli avamposti di Havat Ma’on e Avigayil, da poco insediatesi nell’area, e delle minacce dei soldati israeliani che avevano iniziato ad interdire loro l’uso delle terre per evitare contatti tra palestinesi ed israeliani.
Mentre Sarura veniva evacuata - sorte condivisa anche da altri villaggi dell’area - gli abitanti della vicina At-Tuwani riuscirono a resistere ai tentativi di sgombero tramite la costituzione di un comitato di lotta popolare, evitando l’evacuazione e continuando per anni a reclamare il diritto a restare sulla propria terra, compiendo azioni dimostrative pacifiche di obiezione ai diktat del governo israeliano e continuando a pascolare sulle terre loro interdette.
Grazie all’aiuto di organizzazioni internazionali come Operazione Colomba, degli attivisti israeliani di Tayush e di altri gruppi di solidarietà, gli abitanti non sono mai stati soli ed hanno avuto la possibilità negli anni di documentare ciò che avveniva nell’area, spesso fornendo materiale video ai processi che sono stati istituiti contro gli attivisti palestinesi, presentando prove contro le violazioni commesse dagli israeliani, cercando di mostrare la politica di apartheid attuata dal governo Israeliano.
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