SPETTACOLO TEATRALE
JOANNA: Non mi piacciono le persone.
KAROL: Ma lui nemmeno lo conosci.
JOANNA: Non mi piace quello che non conosco.
KAROL: Vedi, io odio parlare con te. Te e le tue maledette parole! Mi sembrava una cosa bella, una cosa semplice. Io voglio bene a Joanna, io voglio bene a Paul, voglio far conoscere Paul a Joanna. E tu ora devi per forza farla sembrare una cosa difficile!?
“E se me resta qualcosa, mi ci rifaccio l’anima” è l’ultima battuta del testo e diviene il grido primordiale dei tre protagonisti, Joanna, Karol e Paul.
Giovani e già emarginati, nello scarto innestano la propria rinascita; forse rintracciando in esso una possibilità di vita preferibile al vuoto ordinario del normo-sistema circostante.
Proprio per cercare di sottrarsi al degrado di famiglie assenti e istituzioni giudicanti, Joanna e Karol trascorrono ore e ore della propria adolescenza in un luogo abbandonato, reso a loro modo ospitale. Joanna persevera nella sua battaglia personale contro l’a-patìa (“che è tutto fuor che assenza di pathos” dirà), registrando ossessivamente i suoi pensieri e tenendo traccia
dell’unico elemento da lei percepito come vitale: Karol. Joanna fotografa l’amica in continuazione, dando vita a una collezione documentaristica accurata. Karol, con i suoi capelli rossi e i suoi piedi che non stanno mai fermi, Karol scena muta alle lezioni, diffidente verso questo insieme di codici che le spacciano per universale. La ragazza pur prestandosi quasi a oggetto, preserva inviolato dentro di sé il proprio mondo interiore: “Io so un mucchio di cose, okay?” – griderà a gran voce. Paul, di diversi anni più grande rispetto alle ragazze, senza darne parvenza, nasce invece da un grande vuoto, che cerca con ogni mezzo di riempire. “Tu credi che ci sia qualcosa che non va in me?” – sarà la sua domanda senza risposta. L’ombra gettata sulla sua origine gli resta attaccata addosso, come il mantello con cui si diverte a camuffarsi.
Dapprima spia le ragazze, scopre i loro segreti; quindi, entra a far parte della loro casa. La simbiosi tra Joanna e Karol si infrange, per aprirsi a un sistema inedito e dalla portata inarrestabile.
Joanna Karol Paul diviene triangolo: tre nomi in fila e poi intrecciati, invertiti e contaminati.
Così la rete di relazione muta e insieme indaga il suo mutamento, nell’ostinata ricerca di un proprio linguaggio. Cuore pulsante è un onnipresente meccanismo di gioco di ruolo, che tutto tenta, persino la vita stessa e che, in totale sconfinamento dello spazio scenico, investe e coinvolge anche lo spettatore.