Da oltre 25 anni Òcalan è segregato nel carcere di massima sicurezza di Imrali.
Nel 2015 il presidente turco Recep Tayyp Erdogan aveva posto fine unilateralmente al processo di risoluzione democratica con Abdullah Ocalan e con il Partito del Lavoratori del Kurdistan (PKK) avviatosi attraverso la delegazione di Imrali del Partito Democratico dei Popoli (HDP) che aveva potuto incontrare il leader del popolo curdo dopo un lungo sciopero della fame di massa che aveva coinvolto ampi strati della società civile.
Piuttosto che trovare una soluzione politica, la Turchia da allora ha avviato dapprima una massiccia offensiva militare che ha posto sotto assedio intere città curde attraverso lunghi coprifuoco, che hanno provocato lo sfollamento di centinaia di migliaia di persone e centinaia di vittime civili, decretando così la fine del processo di pace.
Questa politica di guerra totale è visibile più che mai nel Nord-Est della Siria, dove negli ultimi mesi il governo turco ha più volte lanciato massicce campagne di bombardamenti sulle infrastrutture civili della regione.
Prendere di mira centrali elettriche, infrastrutture economiche, centrali idriche, depositi di grano, gas e carburante allo scopo di affamare la popolazione e spingerla ad abbandonare le proprie città rappresenta un crimine di guerra.
La perdurante incarcerazione di Ocalan, l'isolamento disumano al quale resta soggetto, la repressione del dissenso in Turchia e in Kurdistan del Nord, gli attacchi al nord-est della Siria, l'invasione in corso nel nord Irag/Sud Kurdistan, sono tutti aspetti dello stesso approccio utilizzato dallo stato turco: attaccare le forze democratiche, in particolar modo i curdi, con tutti i mezzi possibili, arrivando anche a colpire gli attivisti politici curdi in diaspora in Europa, come nel caso dell'assassinio di tre rappresentati del popolo curdo a Parigi 10 anni fa, e del massacro avvenuto ancora una volta a Parigi appena un anno fa.
Ad oggi da quasi tre anni non ci sono notizie sullo stato di salute di Ocalan e fatta eccezione per una breve conversazione telefonica con suo fratello avvenuta nel 2021. Da più di 32 mesi non si hanno notizie di Omer Hayri Konar, Veysi Aktas e Hamili Yildirim che si trovano in detenzione nella stessa prigione del leader curdo Abdullah Ocalan, che è detenuto in pesanti condizioni di isolamento nel carcere di massima sicurezza di tipo F di Imrali da 25 anni.
La liberazione di Abdullah Ocalan è una condizione indispensabile per l'inizio di un nuovo processo di pace che metta fine alla guerra che da PRI tempo infuria in Kurdistan, la cui fine accenderebbe una luce sulla possibilità di estendere la pace in tutta la regione ed in tutto il Medio Oriente.