Sport popolare internazionale
Sport popolare internazionale

Domenica 19 Marzo 2023 abbiamo deciso di organizzare una giornata di sport popolare per le 4 date del ventennale in ricordo di Dax, Davide Cesare, ucciso a coltellate nel 2003 dai fascisti a Milano fuori da un pub.

Il 19 Marzo dell’anno scorso, Federico Martín Aramburù è stato ucciso a Parigi dai fascisti, in seguito alla sua opposizione ad invettive razziste nei confronti di alcuni ragazzi migranti. Federico Martìn era un rugbysta professionista argentino, ritiratosi nel 2012 e che viveva in Francia oramai da anni.

Durante una serata in un bar, due loschi figuri avevano iniziato ad insultare e prendersela violentamente contro dei ragazzi di origine straniera che transitavano di lì; Federico Martìn decise di intervenire in favore dei ragazzi, ma gli aggressori, in tutta risposta, lasciarono il bar per tornare al volante di una macchina, e armati di una pistola, spareranno.

Federico Martìn non si rialzerà più.

L’omicidio è fascista, e chi ha sparato ed ucciso, è vicino al Rassemblement National, nome oramai moderato del Front National, il partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen, figlia del più noto fascista della prima ora Jean-Marie.

Il Rassemblement National è l’equivalente d’oltralpe di Fratelli d’Italia, attuale partito al governo. Il connubio tra assassini fascisti e partiti politici è sempre più spesso evidente, e nel caso specifico dell’uccisione di Federico Martìn, uno dei principali accusati in passato fu scarcerato su cauzione, grazie al pagamento di un dirigente del partito di estrema destra francese.

Il fascismo ed il razzismo sono dei virus, che continuano a contaminare il nostro esistente, anche grazie ai mass media borghesi che spesso e volentieri diffondono e benvedono le idee dei partiti di estrema destra, sempre tralasciando i loro legami con chi compie azioni squadriste e punitive, arrivando anche ad uccidere per odio razziale o assassinare chi si oppone e combatte quotidianamente tutto ciò.Un anno fa abbiamo occupato un campo abbandonato a Milano e gli abbiamo ridato vita, proprio il 19 Marzo, in ricordo di Dax; quest’anno organizzeremo una grande giornata di sport popolare per il ventennale, sempre il 19 Marzo, in ricordo di Dax, di Federico Martìn, di Fausto, Iaio, Renato, Clement, Carlos, Alexis.. e l’elenco potrebbe essere lunghissimo! In ricordo di tutti quelli che hanno sacrificato la loro vita, uccisi da fascisti, polizia e stato.

Vorremmo inoltre dedicare la giornata a tutte le compagne represse ed i compagni repressi, e a chi attualmente vive la propria quotidianità in galera, e nonostante tutto, continua a lottare a testa alta.

Con Alfredo in sciopero della fame ad oltranza contro 41bis ed ergastolo ostativo.

DAX RESISTE 2003 – 2023


DOMENICA 19 MARZO, ORE 10, PARCO LAMBRO, ZONA CAMPO DA RUGBY, ENTRATA VIA PADRE LODOVICO MORELL S. J.

In occasione del ventennale dell'uccisione di Davide Cesare "DAX", la 4 giorni in suo ricordo si concluderà con una giornata di sport popolare internazionale.

La giornata prevederà tornei, allenamenti condivisi e l'assemblea di sport. Le attività sportive si interromperanno dalle 14 alle 16 per lo svolgimento dell'assemblea.

Qui il programma completo:

•) QUADRANGOLARE DI RUGBY A 15 MISTO "FEDERICO MARTÌN ARAMBURÙ"

- ore 10: riscaldamento ed allenamento collettivo

- ore 11: partite

- ore 16: free match

•) TORNEO DI CALCIO A 5 MISTO CON 16 SQUADRE "DAVIDE CESARE DAX"

- ore 10: fase a gironi

- ore 16: semifinali e finali

•) BOXE E SPORT DA COMBATTIMENTO

- ore 10: riscaldamento ed allenamento collettivo

- ore 11: sparring amichevoli prima e dopo l'assemblea

•) ACROBATICA AEREA

- ore 10: sistemazione e scelta alberi

- ore 11: allenamento libero e condiviso prima e dopo l'assemblea

•) VOLLEY

- ore 10: partitelle di beach e green volley, prima e dopo l'assemblea

•) BASKET

- ore 10, partitelle di street basket prima e dopo l'assemblea

Qui alleghiamo il testo dell'assemblea:

SOTTRARSI AL CAPITALE, SOTTRARRE AL CAPITALE

All’interno delle giornate in memoria di Dax, la nostra assemblea, rappresentativa di diverse realtà di sport popolare di Milano, organizzerà una giornata di sport collettivo. In questa occasione, guardando agli eventi che stanno investendo Milano (dai piani per il nuovo stadio fino alle Olimpiadi invernali 2026), abbiamo scelto di focalizzare l'attenzione sulla relazione tra sport e capitalismo. Ci rendiamo conto di come il sistema capitalistico neoliberista si insinui all’interno dell’attività sportiva influenzando i rapporti tra corpi e fisicità, ri-producendo situazioni di esclusione, di prevaricazione, di sfruttamento e di asservimento. Ci piacerebbe condividere le nostre pratiche perché crediamo che la lotta anticapitalista risieda anche in uno sport liberato.

Sottrarre sfruttamento

Partiamo dagli assunti di base: chi lavora nel settore dello sport è scarsamente retribuito e con un alto tasso di contratti precari, per non parlare delle differenze di genere in termini di retribuzione, riconoscimento in categorie professionali e discriminazione. L'obiettivo del proprietario della palestra è vendere abbonamenti, o negli sport da combattimento sfornare l'atleta talentuoso che vincerà il titolo. Il senso di tramandare competenze motorie, una disciplina marziale o pratiche di allenamento sano sono tutti elementi trascurabili nella visione dello sport che produce capitale. Si devono vendere i profili instagram delle palestre, infarciti di citazioni motivazionali e stucchevoli tirate sul benessere. Il lavoratore e la lavoratrice devono essere fantoccio asservito alla propaganda dell'azienda. Idem per giocator* di una qualsivoglia società di sport di squadra, dove si insegna solo la competitività, l'essere più forti rispetto all'avversario, in alcuni casi ad asfaltarlo e passargli sopra senza nessun rispetto: è la legge dello sport mainstream, vince il più forte, e DEVI diventare il/la più forte.

Sottrarsi all'asservimento

Fin da bambin veniamo educat e disciplinat attraverso dinamiche individualistiche e inserit in un sistema verticistico che impone il forte riconoscimento dell'autorità come quella di un maestro e l’allenatore (volutamente al maschile). Attraverso le nostre pratiche non vogliamo sminuire le differenze di sapere ed esperienza di chi pratica sport ma facciamo in modo che questo sia condiviso e scambiato. Rifiutiamo la logica per cui lo scambio sia quello di insegnamento in cambio di denaro trasformandolo invece in uno scambio di diversi saperi, pratiche e modi di partecipare alla costruzione di un allenamento collettivo che non termina con l'allenamento in sè ma viene esteso alla cura di chi vi partecipa e dello spazio in cui viene fatto.

Il concetto di partecipazione e condivisione si estende poi ai contenuti politici che vi circolano, condividere l'organizzazione e la gestione dell'allenamento negli spazi di sport popolare può essere una delle prime esperienze di autogestione che le persone compiono nella propria vita. La nostra intenzione e speranza è che questa abitudine poi prenda il sopravvento su tutti gli aspetti della vita, al fine di creare persone che reclamano diritto di autogestire non solo il proprio tempo libero ma anche e sopratutto la propria vita.

Rifiutando lo scambio di denaro ci sottraiamo al potere che questo porta con se e quindi vogliamo rompere la abitudinaria relazione consumatore-venditore, rifiutare la disciplina dei rapporti umani in spazi temporali di consumo il più brevi possibile, funzionali al guadagno di chi vende il servizio.

Sottrarre capitale (umano)

In ambito amatoriale dietro un'offerta a volte anche a prezzi di facciata molto competitivi e volte gratuita si nasconde sempre l'idra del capitalismo che trasforma gli individui in capitale umano. Non ci accontentiamo più dell'idea della costruzione di uno spazio o sport alternativo, di una realtà in cui potersi rifugiare, ma lavoriamo affinché ogni persona che fa parte di questo spazio sia una persona sottratta a una realtà commerciale, sottraiamo una persona che alimenta quella logica, sottraiamo un abbonamento alla palestra, una tessera alla federazione, un atleta usat per uno spettacolo, uno spettatore a Sky Sport.

Sottrarsi alla riproduzione sociale

Lo sport quando non è il fine (creare il campione che vince e arricchisce l'azienda sportiva o se stesso) è proposto in quanto funzionale ad altro, a performare nella vita quotidiana, a performare nella società, a performare sul lavoro. L'offerta sportiva è intrisa dalla retorica estetica nell'avere un del corpo "perfetto" (leggi, perfettamente normato)da mettere in mostra. Nel racconto maggioritario dei social media si snocciolano valori-slogan sull'auto realizzazione, frasi motivazionali (NO PAIN NO GAIN, SKY IS THE LIMIT, IMPOSSIBILE IS NOTHING solo per fare gli esempi più noti). Lo sport diventa riproduzione sociale del capitalismo e del suo mito della crescita perpetua, lo sportivo e la sportiva sono i nuovi self made man o woman che sacrificano e lottano per raggiungere l'obbiettivo agognato, prova del loro essere "migliori" di altr*.

Ci sottraiamo alla riproduzione di corpi femminili tonici e affusolati e a corpi maschili muscolosi, sottraiamo introiti alle app per rimettersi in forma. Ci sottraiamo alla produzione di corpi muscolosi da mostrare sui social e che questi mettono a profitto. Il lavoro e la fatica che facciamo con i nostri corpi produce solo per noi, non per i canoni estetici, non per sopraffarre qualcun*, non per arricchire proprietar+ di palestre (o di campi da gioco), e servizi in abbonamento.

Se poi poniamo l'attenzione sullo sport dilettantistico (o alla sua successiva virata professionistica) dove ogni disciplina è sostenuta da pubblicità e sponsorizzazioni, non dobbiamo neanche più leggere tra le righe per trovare una chiara tendenza a mettere in atto dinamiche di sfruttamento: basti pensare al calcio nell’età infantile dove l’illusione di diventare campioni è necessaria per garantire una totale disponibilità di famiglie a cedere diversi giorni a settimana il proprio figlio in situazioni di completa coercizione. Ancora più chiare sono le dinamiche in altri sport come la ginnastica artistica dove abusi verbali o fisici sono all’ordine del giorno per garantire la sopravvivenza di un sistema. Questo fenomeno è descritto come violenza simbolica. Il punto di vista che portiamo è che qualsiasi sport all’interno dei sistemi capitalistico pagherà il prezzo creando merce e capitale umano e di conseguenza sfruttamento. Il capitale umano serve a mantenere in vita la giostra, sfrutta e depreda i corpi negli anni migliori della loro vita e lascia indietro chi non ce la fa che è spesso il più debole, il più povero, il meno abile. Tutto è giustificato dal merito.

Niente come il merito sportivo viene appunto retribuito sul rendimento, questo rendimento non è altro che denaro o dinamica di potere.

Al contrario nella nostra visione lo sport ha l'intento di creare collettività, perseguire metodi di autogestione, tenere lontane le dinamiche legate al capitale.

Come diceva David Graeber la frusta rende cani, i regali rendono schiavi. Noi non vogliamo sconti, non vogliamo regali. Piuttosto rubiamo.

Sottrarre spazi

Siamo nella città che fra poco ospiterà le olimpiadi invernali. Dietro questo carrozzone si nascondono (nemmeno troppo abilmente) capitali e speculazioni. Intere zone della città vengono "riqualificate" al prezzo di sgomberi, aumento degli affitti e sfruttamento lavorativo. Resistiamo nei nostri spazi e ne rivendichiamo altri.

Ci sottraiamo ad uno sport fatto di attrezzature sempre nuove costruendoci le nostre e recuperando materiali, sottraiamo affitti a spazi che dovrebbero già essere nostri.

Le Olimpiadi rientrano nella categoria dei cosiddetti mega eventi, quelli che più sono in grado di intercettare media e flussi di capitali e merci.

Storicamente le Olimpiadi sono sempre state costruite attorno al mito della pace, uno spazio di sospensione tra le guerre. Si sono nutrite della retorica dello sport come momento di incontro tra diverse culture e nazioni, e allo stesso tempo ha nutrito il mito delle grandi nazioni. Spesso ci ha fatto guardare le piste di atletica invece che quello che stava succedendo. Non sempre ci siamo distratti, ci sono state lotte (individuali o collettive) che spesso però sono state sussunte dallo stesso discorso a cui volevano sfuggire.

In nome del momento di pace che porterebbero le Olimpiadi i luoghi che le ospitano vengono fortemente militarizzati e la contestazione fortemente repressa.

Le Olimpiadi legittimano inoltre la costruzione di numerose opere secondarie (immobiliari, viabilistiche), per assorbire il flusso di visitatori. Diventano l'occasione per la città che le ospita per mostrare il proprio progresso culturale ed economico. Il potere che esercita questa promessa sull'opinione pubblica fa si che queste opere escano dai regimi di controlli, andando in deroga sulle norme purché si compiano nei tempi.

È il solo evento che può rendere proponibile la costruzione di residenze di lusso laddove oggi ci sono alpeggi.

A Milano le Olimpiadi impattano su diverse aree della città la costruzione di impianti sportivi ed edifici abitativi amplificando processi di gentrificazione e conseguenti sfratti già in atto. Tutte opere che molto probabilmente (come successo a Torino) poi verranno lasciate vuote per l'impossibilità di mantenerle e allo stesso tempo contribuiscono all'aumento del debito pubblico della zona ospitante.

Difficile ora opporsi a un processo già in atto, dire No alle Olimpiadi non significa proporsi di fermarle, ma significa opporsi all'immagine pacificata e pacificante imposta dal CIO. Significa provare a dare un significato diverso a quella fiaccola olimpica che passerà di città in città.

- PER ARRIVARE CERCARE VIA PADRE LODOVICO MORELL S. J. E POI CAMPO DA RUGBY - PARCO LAMBRO

•) CON I MEZZI

- MM2 Udine + BUS FINO A FERMATA VIA FELTRE 100, POI 5 MINUTI A PIEDI

•) IN MACCHINA:

- Uscita Tangenziale Est 8a, Lambrate

X info:

daxresiste@autistici.org

1 anno fa
parco lambro
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