– ORE 17,00 Presentazione del libro: SACCO E VANZETTI – La salvezza è altrove di Paolo Pasi [Elèuthera, Milano, 2023] – Illustrazioni di Fabio SantinAd accompagare la presentazione: immagini, registrazioni dell’epoca e l’esecuzione di brani ispirati a Sacco e Vanzetti, da Woody Guthrie a Joan Baez.
– ORE 19,30 Aperitivo
AGGIORNAMENTO SUI FATTI DI BUDAPEST
– ORE 20,45 Proiezione MY SUNSET ROOM
– ORE 21,00 Incontro di aggiornamento
SACCO E VANZETTI – La salvezza è altrove
Tra la fine dell’Ottocento e gl’inizi del Novecento una marea di uomini e donne lascia l’Italia per emigrare negli Stati Uniti, “il Paese dove tutto è possibile”. Di questa marea fanno parte due uomini qualunque, due proletari tra i tanti. Uno parte dalla provincia di
Cuneo, l’altro da quella di Foggia. Non si conoscono. Entrambi hanno già una coscienza sociale, che in America si radicalizza, facendone due anarchici, proprio come accade ad altre migliaia d’immigrati delusi dal “sogno americano”. Gli USA, infatti, sono attraversati
da un conflitto sociale molto aspro, alimentato da un capitalismo rampante che usa spregiudicatamente la forza armata dello Stato e assolda milizie private per sparare sugli scioperanti. È in questo scenario che inizia la vicenda umana e politica di Nicola Sacco e
Bartolomeo Vanzetti. Nonostante un’imponente campagna internazionale intesa a fermare la mano al boia, la vendetta di Stato andrà fino in fondo. Ma al contempo consegnerà alla storia i nomi, ormai inseparabili, di questi due uomini qualunque divenuti simbolo di una lotta per la giustizia e la libertà, che a distanza di un secolo risuona ancora potente. Cos’è cambiato, oggi?
AGGIORNAMENTO SUI FATTI DI BUDAPES
L’11 febbraio 2023 a Budapest si è tenuto un raduno di neonazisti chiamato “Giorno dell’Onore”.
Questo appuntamento, oramai una consuetudine tollerata dallo Stato ungherese, ha nel tempo assunto dimensione internazionale diventando sempre più frequentato da ambienti dell’estrema
destra suprematista europea. In questa occasione è stato organizzato un contro-corteo internazionale di antifascisti. Quel giorno a Budapest vengono fermate quattro persone con l’accusa di essere coinvolte, a vario titolo, nel ferimento di alcuni nazisti. Di queste quattro persone, due vengono rilasciate quasi subito mentre altre due, un compagno tedesco e una compagna italiana, Ilaria,
vengono trattenuti. A Ilaria viene addebitata la partecipazione a due pestaggi e, accusata di lesioni considerate potenzialmente letali e di aver compiuto il fatto all’interno di un’associazione criminale,
rischia 16 anni di prigione. I feriti hanno avuto rispettivamente 5 e 8 giorni di prognosi.
Le condizioni detentive in Ungheria sono – se possibile, ed è possibile – ben peggiori di quelle italiane: Ilaria racconta di celle piccolissime, abitate da topi, scarafaggi e altri insetti; scrive di tempi
lunghissimi per ricevere i pacchi, difficoltà a comunicare con i familiari e gli avvocati italiani, catene ai polsi e alle caviglie per i trasferimenti dal carcere al tribunale e per tutta la durata delle
udienze in aula e così via.
Il 21 novembre 2023 a Milano viene arrestato Gabriele e il 12 dicembre 2023 in Germania Maja, colpiti entrambi da un Mandato di Arresto Europeo (MAE) nell’ambito della stessa inchiesta
ungherese.
Gabriele è oggi agli arresti domiciliari, come la legge italiana prevede per un reato di questa entità, mentre Maja si trova in un carcere tedesco.
Abbiamo più volte sottolineato come il carcere sia un luogo fatto per reprimere e contenere le contraddizioni sociali e politiche, un luogo dove si passa con poco dall’abbandono totale alla tortura. Un luogo dove il rispetto per la dignità umana è nullo. Un luogo da abolire.
Oggi tocchiamo con mano un’urgenza tra tante, dopo i morti “accidentali” avvenuti a seguito delle rivolte del carcere di Modena, i suicidi che inclementi scandiscono il tempo come un metronomo, i
pestaggi, a volte letali, i regimi speciali come il 41bis, il silenzio e l’indifferenza che avvolgono le vite e le morti dei detenuti. È un’urgenza che rompe il silenzio sulle condizioni detentive di uno
Stato che siede al tavolo dei Paesi comunitari, a dimostrare il fatto che quello del carcere non è una specificità italiana ma un problema politico generale.
Il giorno 12 dicembre il giudice ha rinviato al 16 gennaio 2024 l’udienza per decidere sulla richiesta di estradizione per Gabriele ponendo all’Ungheria una serie di domande specifiche sulla pratica
giuridica, il diritto alla difesa e le condizioni di detenzione che Ilaria sta vivendo e che toccherebbero anche a lui se fosse estradato. L’Ungheria ha tempo fino all’11 gennaio per rispondere.
Per approfondire questi temi CSOA Cox18, Calusca, Archivio Primo Moroni e l’Assemblea di solidarietà per i fatti di Budapest promuovono per il 14 gennaio un incontro di aggiornamento in
attesa dell’udienza che deciderà se Gabriele deve o meno essere estradato.
Saranno presenti gli avvocati di Ilaria e Gabriele, prevediamo un intervento sul MAE e un collegamento con la Germania.
Il tutto sarà preceduto, alle sette e mezzo, da un piccolo preludio mangereccio che avrà anche lo scopo di raccogliere fondi a sostegno delle spese per la difesa. Nell’occasione sarà proiettato il corto
My Sunset Room di Virginia Garra (Italia, 2021, DCP, 12′)