A metà dicembre 2023 la Procura di Milano ha disposto il sequestro d’urgenza del Cpr di via Corelli, sottraendolo alla gestione della società Martinina srl accusata di somministrare in maniera indiscriminata psicofarmaci ai reclusi, lasciare le persone in condizioni disumane e fornire cibo rancido.
Appena due mesi dopo, a febbraio di quest'anno, da dentro il Centro, temporaneamente commissariato, escono immagini di persone che per protesta giacciono sdraiate sotto la pioggia battente, di manganellate all’interno delle aree da parte della Guardia di Finanza e di feriti.
Niente è cambiato all’interno di quelle mura. L’ordinarietà dell’orrore della detenzione amministrativa non si interrompe con un cambio di gestione. Lo dimostrano il suicidio a Ponte Galeria a Roma di un ragazzo di 22 anni, le botte su chi ha protestato dentro per questa morte, i grandi e piccoli soprusi che subisce quotidianamente chi viene rinchiuso in questi Centri da quando esistono ad ogni latitudine.
Ciò che interrompe l’orrore quotidiano di reclusione sono le proteste, individuali o collettive, le rivolte, il fuoco e le evasioni che dimostrano come non ci sia pacificazione possibile in queste strutture. Dimostrano che nonostante la repressione si abbatta violentemente contro chiunque si ribelli, questa strada è non solo ancora percorribile ma anche l’unica che permetterà di farla finita con questi luoghi, una volta per tutte.
Da Milano a Trapani, da Torino a Bari, a Caltanisetta, a Macomer in Sardegna, a Gorizia, nell’ultimo anno molti fuochi e danneggiamenti hanno messo, di nuovo, in difficoltà i Centri per il rimpatrio italiani.
La via che lo Stato ha intrapreso nella gestione dei flussi migratori è molto chiara, di pochi giorni fa la notizia del via libera all’accordo tra Italia e Albania per la costruzione di due Centri di detenzione “delocalizzati”. Dall' altra parte le proteste dei reclusi ci indicano la via e ci chiamano al loro fianco. Torniamo sotto le mura di via Corelli per portare solidarietà ai reclusi e per rompere il silenzio in cui si vorrebbe seppellire chi vive e lotta dietro quelle mura.
Ci vediamo domenica 10 marzo alle 15 al parcheggio di via Capriana, di fronte al centro sportivo per raggiungere assieme il parco bosco di Tucidide (davanti al Cas)