
Da quasi due anni ormai il genocidio a Gaza miete vittime. Si parla di oltre 60.000 morti fino ad ora, senza contare quelle non ancora ritrovate. È chiaro a chiunque non sia in malafede o interessato che questo massacro non voglia colpire e distruggere Hamas come continua a dichiarare senza vergogna il governo israeliano di Benjamin Netanyahu, ma sia un preciso disegno di sterminio del popolo palestinese nella sua interezza.
Il nostro territorio negli anni passati e specialmente dopo l'inizio di questo genocidio si è subito mosso in solidarietà al popolo palestinese, per il cessate il fuoco e per una pace duratura, stabile, reale. Innumerevoli sono state infatti le iniziative che abbiamo portato avanti: gazebo con materiale informativo, fiaccolate partecipate da centinaia di persone, assemblee pubbliche, raccolte di firme. Piccoli ma vitali contributi in favore della pace, contro il massacro dei palestinesi e contro le guerre in generale.
E proprio il meccanismo bellico negli ultimi mesi ha subito un'accelerata preoccupante: dall'innalzamento delle voci destinate alle spese militari all'interno dei PIL dei vari paesi che di fatto non fanno che erodere quel che rimane del welfare e dello stato sociale di questo paese, ai vari piani di riarmo (in particolare ReArm Europe, che prevede 800 miliardi di euro agli armamenti nei prossimi 5 anni), passando per i continui conflitti diretti o per procura. La guerra sembra essere tornata prepotentemente sullo scenario anche in luoghi prima ritenuti immuni, vedasi proprio l'Europa.
Forse non si può ancora affermare che l'Italia sia formalmente in guerra ma è abbastanza evidente come il governo stia implementando i suoi strumenti repressivi preparando il terreno per un impegno bellico ben più concreto di quello attuale. E' così che ci immaginiamo due fronti, uno interno (entro i confini nazionali) ed uno esterno. Per poter agire sul fronte esterno è assolutamente necessario che il fronte interno sia pacificato o annichilito ed è evidente quale sia la politica scelta dal governo. E' così che vediamo aumentare la repressione ed il controllo a dismisura mentre l'emergenza sociale esplode in una metropoli come Milano, capitale finanziaria del paese e prossima ad ospitare le olimpiadi invernali, ennesimo megaevento di cui la città non aveva bisogno. Questa città ha bisogno di case a prezzi accessibili, ha bisogno di spazi di socialità scevri da profitto e sfruttamento, di salari più alti e di minori ore lavorative e invece la governance risponde con gentrificazione, "bonificando le periferie" per poi regalarle alle classi più agiate escludendo le persone che per decenni hanno vissuto in un degrado voluto dalle amministrazioni.
Tutti questi fenomeni sono reali, inquietanti, difficili da affrontare ma crediamo che noi, le comunità resistenti che vivono i territori, siamo l'argine preposto a frenarli.
Siamo resistenza che deve farsi contrattacco.
Vogliamo quindi continuare l'impegno popolare intrapreso ormai tempo fa, riprendendoci le strade, il tempo e le relazioni. Vogliamo muovere un primo passo in questa direzione invitando tutti gli abitanti del quartiere alla riunione contro la guerra, per scambiarci opinioni e costruire insieme iniziative che sostengano il popolo di Palestina e urlino una forte opposizione alla guerra.
ANPI Stadera-Gratosoglio, ANPI Vigentina, Camera Sud Milano, Associazione Centro Comunitario Puecher, Baia del Re, Associazione “Marhaban bil jamie” (“benvenuti a tutti”), Associazione ATIR Associazione Teatrale Indipendente per la Ricerca, BDS Milano, Comitato Difesa Ambiente Zona 5 Milano, EMERGENCY Gruppo Volontari Zona 5 Milano, GTA – Gratosoglio Autogestita, Nuova Atletica 87, RossoSiSpera, Serpica Naro, Sicet Stadera, Collettivo ZAM